Amal Almustakbal

L’asilo/ centro culturale Amal Almustakbal si trova nel campo profughi di Aida, un vero e proprio quartiere, praticamente attaccato al muro dell’ apartheid che taglia Betlemme. Questo campo profughi è nato subito dopo la Nakba (“catastrofe” in arabo), anno in cui ha avuto ufficialmente inizio l’occupazione sionista. I palestinesi dislocati in quel momento furono intorno ai 711,000. Di questi 1500, provenienti da Gerusalemme est e dalla zona di AL Khalil, andarono a vivere nel campo di Aida ( ad oggi hanno raggiunto il numero di 6500 persone). Il nome è in onore della proprietaria del terreno su cui è stato costruito il campo,che generosamente ha accolto i palestinesi della diaspora, ma allo stesso tempo “aida” è uno dei termini in arabo usati per dire “ritorno”. All’ inizio i palestinesi vivevano nelle tende da 50 metri multifamigliari; a partire dagli anni ’70 hanno iniziato a costruire piccole case (2 locali per famiglia) ma senza bagni, perché erano pubblici, e dislocati nei quattro angoli del campo. Per avere l’ acqua gli abitanti erano costretti a camminare per 3/4 km e recarsi ad Al Malha o Al Walaja. Con gli anni 80 iniziarono a cotruire case monofamigliari. Quella che oggi viene visitata come Tomba di Rachele era in precedenza una moschea, inglobata dall’ occupante nell’area che oggi è israeliana, e a cui è stato anche cambiato nome.

il cerchio mattutino, con canzoni e danze

Dopo l’inizio della seconda intifada (1987), mancando le strutture scolastiche, una donna del campo di Aida, Amal, decise di aprire un asilo ai bambini, per sopperire a questa mancanza. Dopo però la morte della maestra Amal, avvenuta nel 1990, in un attacco ad un mercato di coloni israeliani (Machiuda), il nome dell’asilo viene cambiato in Amal, in suo onore.

Nel 2004, grazie all’ aumento delle attività culturali e sociali nel centro, il nome diventa Amal Almustakbal, che significa appunto “speranza per il futuro”. Le attività spaziano dal giardino d’infanzia, ai campi estivi.

al mattino durante l’accoglienza in asilo i bambini giocano liberamente anche con le costruzioni

Negli ultimi tre anni però, la relazione con il proprietario dello stabile si è incrinata, poichè le famiglie che frequentano il centro sono molto povere e faticano a coprire il prezzo dell’ affitto. Per questo il proprietario vorrebbe riavere lo stabile di nuovo vuoto, liberandosi del centro. Anche il Comitato del campo di Aida ha deciso di intervenire per mediare e risolvere la situazione. Inoltre, alcuni compagni italiani hanno deciso di sostenere l’importante lavoro pedagogico che il centro Amal Almustakbal fa aprendo un crowdfunding, permettendo cosi di rimanere dove si trovano e continuare a nutrire “speranze per il futuro” prendendosi cura dei più piccoli.

Mira che lavora la cera

Da alcuni mesi frequento l’asilo del centro ogni giovedì mattina. Seguo le attività giornaliere insieme alle maestre, aiutando dove possibile e nella loro infinita disponibilità mi hanno anche lasciato dello spazio per proporre ai bambini le attività Waldorf. Come in tutti gli altri asili anche qui la curiosità e l’accoglienza nei miei confronti sono i primi e più sinceri sentimenti. I bambini mi hanno riconosciuta subito come una persona di riferimento e si sono dimostrati immediatamente interessati a scoprire materiali e attività nuove. Per ora abbiamo “giocato” con i pastelli e con la cera. Il prossimo step sarà la pittura. I primi passi sono stati a volte difficoltosi, soprattutto con la pratica di creare liberamente, non essendo molto abituati a questo approccio. Sono anche io molto curiosa di vedere come andremo avanti in questo percorso, perché ammetto che vedere nei loro volti la scoperta e la meraviglia per qualcosa mai provato è già un’ enorme ricompensa per questa avventura.

i bambini mentre colorano con i pastelli a cera